Secondo Galileo Galilei scienza e fede sono strumenti per comprendere la verità, che proviene da Dio. Il vasto territorio scientifico non è un’area positivista insensibile al mistero, dunque. Ed infatti, Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Enciclica: “Fides et Ratio” rivolta ai vescovi della Chiesa cattolica, scrisse che gli scienziati stavano apportando grandi conoscenze all’umanità e che andavano esortati a proseguire i loro sforzi, affiancando ad essi i valori etici e filosofici volti al rispetto della natura umana.
La scienza è basata sulla ragione, sull’intelletto inteso come pensiero razionale, sull’empirismo, cui si arriva attraverso i sensi, ce lo ricordano bene Locke, Hume e Berkeley. La religione, d’altra parte, è fatta di rivelazione. Molte delle scoperte scientifiche vennero raggiunte, nei secoli, grazie a contributi di pioneri espressione della religione cristiana, come il frate francescano Ruggero Bacone, cui va il merito di aver formalizzato il metodo scientifico. Il concetto di scienza è una invenzione recente che risale al XIX secolo, mentre quello di religione, risale al XVII secolo. Fino ad allora gli antichi testi come la Bibbia, il Corano e gli altri testi sacri non possedevano alcun concetto di religione almeno nella espressione delle lingue originarie.
Il termine “scienziato” fu coniato, invece, per la prima volta dal naturalista teologo, William Whewell nel 1834, e fu rivolto a coloro che indagavano e ricercavano la conoscenza e la comprensione della natura. Il primo approccio tra fede cristiana e platonismo si ha con Sant’Agostino, nella realizzazione di un rapporto tra fede religiosa e ragione critica della filosofia. Anche Tommaso D’Aquino evidenzia come la differenza tra la filosofia, la teologia e scienza sia azzerata dalla circostanza che tutte parlano di Dio, dell’uomo e del mondo.
La posizione intellettuale di chi ritiene che l’unico sapere valido sia quello delle scienze fisiche e sperimentali e di conseguenza rifiuta ogni altra forma di sapere, ignorando “spazi di spiritualità e di mistero” tipo quelli delle guarigioni inspiegabili e’ quella di chi nega il rapporto tra la neuroscienza e la fede oggetto di uno studio del Premio Nobel William Daniel Phillips, professore all’Università del Maryland, membro del Nist – National Institute of Standards and Technology e membro della Pontificia Accademia delle Scienze che ci mostra l’inesistenza del conflitto tra la scienza ed un libro come la Bibbia anche in considerazione del fatto che il lirismo e le metafore ivi contenute siano il veicolo migliore far tramandare l’evoluzione e la creazione del mondo.
Questo studio, insieme alla Enciclica Fides et Ratio va a confutare lo Scientismo, ossia la posizione intellettuale di chi ritiene che l’unico sapere valido sia quello delle scienze fisiche e sperimentali. Papa Wojtyla, infatti, ammoniva coloro che, privi di ogni riferimento etico e gnoseologico, cedevano a logiche di mercato, al pericoloso potere demiurgico sulla natura e sull’essere umano. Il possibile “ponte” tra scienza e fede, entrambe espressione di Dio, trovano il loro argine e il loro limite nel non travalicare quelle che sono le leggi della Natura e dell’Etica. Come ci diceva Einstein, il legame tra scienza e fede è indissolubile, perché l’una senza l’altra è mancante. Non a caso scriveva:“la religione senza la scienza è cieca, mentre la scienza senza religione è zoppa”.
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