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Lidocaina: riduce il rischio di recidiva in campo oncologico




Evidenze scientifiche concordano nell’attribuire alla Lidocaina un certo effetto inibitore sull’attività delle cellule tumorali. Non si tratta di farmaco chemioterapico, ma di un anestetico di uso comune, il cui utilizzo sembrerebbe in grado di ridurre il rischio di recidive nel post-operatorio, sempre se somministrato in dosaggi che ne evitino la tossicità sistemica.

Esercitando un potere antinfiammatorio, la lidocaina riesce ad inibire la proliferazione e la vitalità delle cellule tumorali. Inoltre, il suo impiego nell’ anestesia loco-regionale, durante l’intervento di asportazione di un tumore al seno, ha evidenziato un miglioramento della sopravvivenza alla malattia. La sperimentazione ha coinvolto 1583 donne reclutate in 11 centri indiani, tutte con diagnosi di carcinoma mammario operabile.


Si è osservato che, a distanza di tempo dopo il trattamento, le pazienti non presentavano metastasi.


Lo studio è stato pubblicato sul British Journal of Anaesthesia e si è basato su precedenti ricerche epidemiologiche che già avevano messo in luce un legame tra l’anestetico alla Lidocaina e la riduzione dell’incidenza di recidive tumorali. Ciò ha aperto nuovi scenari per il suo utilizzo che è molto ben tollerato dall’organismo ed impiegato, da anni, in vari ambiti della medicina. Oltre al suo impiego nel trattamento del carcinoma mammario, sono stati riscontrati benefici anche per il tumore alla prostata.


Quest’ultima ricerca è stata condotta da un Istituto di Bellinzona in collaborazione con l’Ente ospedaliero Cantonale.


La Lidocaina blocca la trasmissione del segnale del ricettore per le chemochine, che “guidano il traffico” delle cellule all’interno dell’organismo, bloccando, di fatto, la possibilità di metastasi. Studi epidemiologici ne attestano la validità nell’impiego post-operatorio per alleviare il dolore. Le scoperte scientifiche avvengono quando confluiscono talento, intuito e capacità di osservazione: i pazienti trattati con la lidocaina mostrano di sopravvivere a lungo e di non recidivare. Se si riuscisse ad individuare il giusto dosaggio, evitandone la tossicità, il suo utilizzo, già ben tollerato, potrebbe costituire un’arma efficace contro le metastasi.

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