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Viaggiare mette alla prova la nostra capacità di affrontare il cambiamento e rappresenta una grande opportunita’ per esercitare una delle abilità che ha permesso l’evoluzione dell’umanità: l’adattamento. Quando ci spostiamo in un paese straniero o in un luogo a noi sconosciuto, siamo costretti a confrontarci con noi stessi e a fare a meno di quei comfort che ci fanno sentire al sicuro e “a casa” e, che, al tempo stesso, ci intrappolano in una routine pericolosa e difficile da scardinare.
Pensare di essere al centro dell’universo, ci esime dal porci le domande giuste, amplifica i nostri dolori, pone l’attenzione verso il nostro noi stessi e, soprattutto, limita il nostro sguardo a ciò che è vicino, noto, consueto. La mente umana, invece, ha bisogno di esplorare, di superare i confini della paura e di affrontare qualche rischio nel confrontarsi con un altro luogo, un’altra cultura o, più profondamente, con l’altro, il diverso, lo straniero che è dentro e fuori di noi.
Il viaggio, metafora dell’esperienza umana per eccellenza, è quello di Ulisse, narrato da Omero, da Joyce, da Dante. Andare oltre, spingersi verso la conoscenza, la sperimentazione e la ricerca è ciò che ha permesso al mondo di sopravvivere, trovando soluzioni a problemi quotidiani osservandoli da prospettive diverse, senza rimanere confinato ai pochi dati disponibili. Se Colombo non fosse partito, se Copernico non avesse alzato gli occhi al cielo per cercare l’ignoto, saremmo ancora prigionieri dell’ignoranza, della routine, di quella situazione di stallo che molti, erroneamente, chiamano “prudenza”, e che, in realtà, è solo difficoltà nel concepire l’esistenza di mondi nuovi, di possibilità inedite, di strade tese al miglioramento e al progresso.
Viaggiare è un po’ come cambiare idea: spostare il proprio baricentro, pensare in un’altra lingua, camminare su altri pensieri, indossando le stesse scarpe ma con lo sguardo rivolto in avanti.
Emily Dickinson scrisse i suoi capolavori senza mai uscire dalle mura di casa, ma quanto sarebbe stata diversa la storia del mondo se i grandi viaggi, le spedizioni, le esplorazioni, sia geografiche che scientifiche o psicologiche, fossero rimaste solo tentativi dimenticati dalla polvere del tempo. Il viaggio espande i confini, arricchisce l’anima e ci abitua a confrontarci con noi stessi e con il mondo al di là della nostra porta. Il confronto ci mette in crisi, è “scomodo”, ma ci porta lontano.
Viaggiare è simile a un salto nel vuoto, nell’ignoto: richiede fiducia e coraggio. Come scrisse Tucidide, il coraggio è essenziale, poiché se il segreto della vita, è il coraggio di muoversi, di cambiare, di esistere, è il segreto della libertà. Viaggiare è proprio questo: confrontarsi con la propria libertà e rispettare quella degli altri. Non c’è modo migliore per comprendere questa grande lezione di vita che mettersi in viaggio, con lo spirito del viaggiatore, del pioniere, di chi “naviga a vista”, pronto a mettersi in discussione.
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