Dalle aule di Napoli ai laboratori di Philadelphia, il Dott. Antonio Giordano ci rivela come le sue scoperte stiano trasformando la ricerca oncologica, e cosa riserva il futuro per la medicina.
L’Italia vanta eccellenze anche nel mondo della ricerca medica. Una di queste è Antonio Giordano, presidente della Sbarro Health Research Organization e professore della Temple University di Philadelphia, negli Stati Uniti. Giordano è promotore di iniziative a favore della ricerca scientifica e a sostegno dei pazienti e delle loro famiglie, per finanziare progetti di cura e sostegno alla lotta contro il cancro, nella quale è impegnato in prima linea e in cui ha già ottenuto importanti risultati, come la scoperta degli agenti antitumorali che potrebbero essere efficaci nel trattamento del mesotelioma, un cancro causato dall’esposizione prolungata all’amianto.
Inserito di recente nel gotha mondiale degli scienziati, qual è stato il suo percorso? Come è approdato negli USA?
Il percorso che mi ha portato negli Stati Uniti è stato motivato dalla volontà di espandere i miei orizzonti accademici e scientifici. Dopo aver completato i miei studi in Italia, ho avuto l’opportunità di collaborare con alcuni centri di ricerca internazionali di grande prestigio e gli Stati Uniti erano, e sono tuttora, uno dei poli principali per la ricerca biomedica. Ho avuto la straordinaria opportunità di approdare a New York al Cold Spring Harbor Laboratory, uno dei centri di ricerca più prestigiosi al mondo, fondato da James Watson, premio Nobel per la scoperta della struttura del DNA. L’incontro e la collaborazione con Watson hanno rappresentato una svolta nella mia carriera scientifica. Napoli e l’Italia restano le mie radici, ma il contesto americano mi ha offerto strumenti e opportunità difficilmente reperibili altrove.
Cosa significa essere uno scienziato italiano negli USA?
Essere uno scienziato italiano negli Stati Uniti rappresenta una doppia responsabilità e un grande privilegio. L’Italia mi ha dato le basi qualitative dello studio, qualità fondamentali nel mondo competitivo della ricerca, aiutandomi a vedere i problemi scientifici da una prospettiva diversa e più creativa. Questo si combina bene con l’approccio alla scienza di tipo anglosassone, che viene incentivato e non rallentato come, a volte, può succedere in Italia.
Su cosa dovrebbe concentrarsi la ricerca scientifica in campo oncologico oggi?
Sicuramente abbiamo fatto grandi passi in avanti ma dobbiamo migliorare la comprensione dei meccanismi molecolari alla base dello sviluppo del cancro. Questo ci permetterebbe di sviluppare terapie più personalizzate ed efficaci. In secondo luogo, è fondamentale investire nella prevenzione e nella diagnosi precoce, sfruttando le nuove tecnologie disponibili, come la genomica e i biomarcatori. Infine, la collaborazione tra discipline diverse sarà essenziale per affrontare il cancro da diverse angolazioni.
Cosa ne pensa dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale? Avete già iniziato a usarla nel vostro campo?
L’Intelligenza Artificiale (IA) rappresenta una risorsa straordinaria per la ricerca scientifica e nel nostro campo abbiamo già iniziato a usarla. L’IA ci permette di analizzare quantità enormi di dati, che, altrimenti, sarebbe impossibile gestire. Ci consente anche di identificare pattern complessi che potrebbero sfuggire all’occhio umano. Con il mio team abbiamo esplorato l’utilizzo della realtà virtuale nel campo di alcune patologie, anche oncologiche. L’IA, se ben supportata da un team di esperti, può apportare grandi benefici in ambito biomedico.
Il Professor Antonio Giordano, M.D., Ph.D., è il creatore e responsabile della Sbarro Health Research Organization, situata presso il College of Science and Technology della Temple University a Philadelphia. Resta in contatto con lui attraverso le sue varie piattaforme social, tra cui Facebook, LinkedIn, Twitter e Instagram, per ricevere gli aggiornamenti più recenti.
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